Silvia (pensierosa): "No."
Mamma: "Come sarebbe a dire no?"
Silvia: "Caso mai gli darò del LUI!"
Ho scritto questo post diversi giorni fa (scrivo quasi sempre una bozza dei miei post con FrontPage: ho cominciato a farlo dopo che in più di un'occasione il pannello di controllo di splinder è impazzito e non ha salvato quello che avevo scritto, facendomi sprecare una sacco di tempo), ma non ho avuto tempo di pubblicarlo prima. Lo faccio ora.
Nei primi giorni dell'anno non ho avuto molto tempo per il web, in parte perché mi sono dedicata alla lettura anche quando in realtà avrei dovuto dedicarmi ad altro. Qualche giorno fa ho finito di leggere uno dei libri che ho ricevuto in regalo per Natale e come sempre mi succede quando termino una lettura che per qualche motivo mi ha appassionata e tenuta inchiodata fino all'ultima pagina, mi sono sentita svuotata e ho fatto fatica fatica a ricominciare con qualcos'altro. Una dicitura in copertina copertina prometteva proprio questo, una lettura da cui fosse difficile staccarsi e in effetti è stato così, ma solo da metà libro in poi. Ci sono volute circa 300 pagine e 10 giorni per arrivare al punto in cui non riuscivo a deporre il volume e smettere di leggere, ma solo 3 giorni per leggere le rimanenti quasi 400.
Sto parlando di Uomini che odiano le donne di Stieg Larsson. Avevo adocchiato questo volume ancora diversi mesi fa, un po' prima del mio compleanno, sulla parete della libreria più vicina a casa mia (non la mia libreria preferita, ma semplicemente la più comoda), una parete dove tradizionalmente vengono esposte le ultime novità e i best sellers. Mi aveva attratto per quello che era scritto in copertina, nella sinopsi e nella breve biografia dell'autore, e soprattutto per due particolari. Uno dei personaggi, al protagonista femminile, doveva essere una hacker e già apprendendo questo è scattato in me quell'impulso che mi trascina magneticamente verso la tecnologia e tutto quello che ci sta intorno. E poi, un particolare biografico su Stieg Larsson: sia accennava alla sua morte improvvisa avvenuta nel 2004, ma senza una spiegazione dettagliata sull'evento, sembrava quasi (probabilmente volutamente) che l'editore (Marsilio) volesse proiettare un alone di mistero sulla sua prematura scomparsa. In seguito ho scoperto che non c'è sotto nessun mistero, ma che l'autore è mancato in conseguenza di un improvviso attacco cardiaco.
Dato che Marco-hubby ha sempre bisogno dei miei suggerimenti quando deve farmi un regalo (e soprattutto ne ha bisogno perché si prende sempre all'ultimo minuto) io suggerisco spesso e volentieri titoli di libri, così quella volta ho suggerito anche questo. Il suggerimento però non è stato colto, Marco ha preferito orientarsi su altri titoli.
Nel frattempo ho sentito parlare di questo romanzo da altre persone, che hanno indicato il libro come uno di quelli la cui lettura difficilmente si riesce ad interrompere. Unputdownable, come si direbbe in inglese, letteralmente che non si riesce a mettere giù. In realtà, coloro che mi hanno dato queste indicazioni non erano persone di cui in precedenza avessi mai tenuto in considerazione le opinioni. Inoltre, qualcuno mi aveva anche suggerito la trilogia Millennium come regalo per un altra persona ed io non mi ero nemmeno resa conto che si trattava dello stesso gruppo di libri di cui faceva parte questo romanzo, che è appunto il primo della trilogia. L'ho capito solo successivamente. Così, quando si è avvicinato il Natale, ho suggerito nuovamente a Marco-hubby questo titolo e stavolta sono stata accontentata.
All'inizio, il libro sembra quasi un trattato di economia, politica e giornalismo, non è esattamente scorrevole nei primi capitoli. Fin dal principio, ma in realtà nel corso dell'intero romanzo, presenta una dovizia di particolari a volte anche esagerata e, ammettiamolo, forse non necessaria (in questo forse abbiamo qualcosa in comune, io non ho esattamente il dono della sintesi). Parlo di dettagli che sconfinano a volte nel pubblicitario e non è infrequente che vengano nominate diverse marche note da quelle dei computer a quelle di catene commerciali famose tipo Ikea o H&M. Mi sono chiesta se l'autore era stato pagato per nominarle, ma dato che il poveraccio è morto prima di vedere la pubblicazione dei suoi romanzi, lo ritengo improbabile. Allora c'è da chiedersi se l'abbondanza dei dettagli in qualche modo non contribuisca a fornirci un ritratto della Svezia attuale (un ritratto fatto di marchi di fabbrica, in verità). Potrebbe essere utile a noi stranieri che leggiamo il libro, ma Larsson sapeva che i suoi libri sarebbero stati venduti anche al di fuori della Svezia? O forse parlare di Ikea ci riconcilia con l'immagine (magari distorta) che abbiamo della Svezia noi che non ci siamo mai stati? Dopo un po' di pagine ho cominciato a chiedermi a che punto sarebbe diventato "unputdownable". Perché, come ho già detto, ho letto le prime 300 pagine quasi con fatica, cercando inoltre un nesso tra i due protagonisti che si rivelando i due conduttori delle indagini (le quali prendono forma solo dopo molte pagine), Mikael e Lisbeth: un nesso che compare dopo poche pagine, ma che poi improvvisamente si perde per diversi capitoli, per riaffiorare di colpo a circa metà del libro, o forse anche un po' oltre questo punto.
Quando l'ambientazione da Stoccolma si sposta un po' più a nord, sull'isola di Hedeby (esiste davvero? non sono stata capace di scoprirlo), prendiamo contatto anche con l'altra immagine che abbiamo della Svezia, un'immagine fatta di boschi, neve e freddo polare. Mancano solo le renne e la slitta di Babbo Natale. Tra i vari dettagli che ci vengono forniti ci sono i dati meteorologici della località. Va detto che il primo periodo di permanenza del protagonista (non ho capito perché la traduttrice ha cambiato il cognome di questo personaggio da Blomqvist in Blomkvist: in fondo per noi lettori italiani una q al posto della k non fa molta differenza) coincide con l'attuale mese in corso .... io leggevo queste pagine proprio mentre la mia città era stretta da una morsa di gelo, la neve non accennava a sciogliersi e a me venivano i brividi solo guardando fuori dalla finestra. Freddolosa come sono, ero tentata di sospendere la lettura solo per questi particolari meteorologici. Il lettore viene prima informato che la temperatura esterna è di -18°C. Dopo poche pagine la temperatura scende a -21°C. In seguito, la temperatura scende fino a -37°C .... lo scrittore descrive in modo molto convincente le sensazioni del suo personaggio, concludendo: "Poi il tempo cambiò e la temperatura salì a un piacevole -10°C". Piacevole?
Nonostante tutto, sono riuscita a proseguire la lettura e a da arrivare ad un punto in cui non riuscivo più ad interromperla. Devo anche confessare che inrealtà io non sono molto abituata a questo tipo di letture. Normalmente i polizieschi e i thriller non sono esattamente pane per i miei denti (amo i film di quel genere, ma non impazzisco per i libri). E' tanto se ho letto qualcuno dei romanzi di Camilleri dedicati a Montalbano, ma solo qualcuno perché in realtà dopo un po' mi ha stufata. E in passato, i miei soli precedenti sono stati i romanzi della saga di Malaussene, scritti da Pennac, quindi figuratevi voi. Poi un giorno a forza di sentir parlare de Il Codice Da Vinci mi sono decisa a leggerlo e sì, l'ho letto tutto d'un fiato, lo confesso, ma sono anche stata un po' delusa, non ci ho trovato niente di che tutto sommato, non ha cambiato la mia vita, non mi sono nemmeno particolarmente indignata per figuraccia che Dan Brown fa fare alla Chiesa, dato che sono leggermente eretica di mio, so che in realtà quel libro presenta una serie di errori storici, ma per una come me che ha dimenticato gran parte di quello che aveva studiato a scuola è un po' difficile scovarli e mi devo fidare di quanto si dice in giro.
In seguito, ho sentito tanto parlare di Faletti come scrittore e mi sono incuriosita, dato che oltretutto lo conoscevo come personaggio dello spettacolo (faccio parte di quella generazione che se lo ricorda ancora in Drive In, ai tempi in cui guardavo ancora spettacoli di varietà). Così mi sono decisa ad acquistare Io uccido e anche a leggerlo, ma anche in quel caso non sono rimasta particolarmente impressionata. In qualche modo mi aspettavo meglio. Forse, semplicemente, non sono molto portata per questo genere di romanzi. La cosa che mi sono chiesta leggendolo è che tipo di persona sia in realtà chi riesce a scrivere certe cose. Insomma, mi viene da pensare che qualcuno che riesce a concepire nella sua mente, anche solo come esercizio dell'immaginazione, le attività di uno psicopatico, qualche psicosi debba avercela di suo, anche se mi risulta difficile pensare a Giorgio Faletti come potenziale psicopatico. In effetti, ripensandoci, ha qualcosa inquietante nello sguardo....
Comunque, questo è quello che ho pensato anche mentre leggevo il libro di Stieg Larsson. All'inizio c'è un mistero da risolvere che riguarda la scomparsa di una persona, ma non si sa nemmeno con certezza se si tratti di un caso di omicidio. Dopo un po', vengono alla luce fatti particolarmente violenti e crudeli, per non dire macabri e disgustosi, che non vi sto a dire, un po' per non rovinare la lettura a chi magari deve ancora intraprenderla, ma anche perché certe cose io non sono capace di ripeterle come nulla fosse, anche se so che non sono accadute realmente ... quindi leggendole, mi sono chiesta, a proposito di questo scrittore: "Ma come han fatto anche solo a venirgli in mente certe cose?" Poi mi chiedo anche come faccio ad avere io stessa (insieme a qualche altro milione di lettori) lo stomaco di proseguire una lettura del genere ... eppure ci riesco!
Nello svolgimento della storia si deve tenere conto della complicata genealogia della famiglia Vanger. Fortunatamente lo scrittore fornisce un piccolo albero genealogico: però non lo troverete all'inizio del libro, come di solito succede. Mi è capitato più volte di dover tornare indietro di qualche centinaio di pagine per cercarlo. Se dovesse capitare anche a voi, vi risparmio la fatica di cercarlo ... lo troverete a pagina 212.
In Svezia, nella città di Gnesta, si sono svolte (e credo anche concluse) le riprese della prima produzione cinematografica dedicata al film. La prima, perché pare che anche americani e inglesi vogliano produrre rispettivamente la propria versione. Chissà se il film svedese arriverà in Italia e se sarà degno di nota. Nel frattempo, non mi resta che andare ad acquistare gli altri due libri della trilogia. Sì, perché in definitiva, il primo tomo non mi è dispiaciuto. Non lo consiglierei a qualcuno con troppe aspettative letterarie, ma, nonostante la partenza lenta (e la conclusione forse altrettanto prolissa) trovo che sia un libro sufficientemente avvincente e spero che i prossimi due lo siano altrettanto. Non li ho ancora acquistati ma conto di farlo al più presto. Intanto ho cominciato a leggere un altro dei regali ricevuti per Natale, Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafon, ma dopo lo stile freddo e asciutto di Stieg Larsson faccio un po' di fatica a lasciarmi trascinare dalla scrittura verbosa e arzigogolata di Zafon e non la trovo travolgente come invece avevo trovato L'ombra del vento. Ma in fondo ho letto solo un centinaio di pagine. C'è tempo. Mi aspetto di accelerare il ritmo della lettura all'improvviso.
Scrivendo questo post intendo rispondere alla domanda fattami Alex, l'utente anonimo che mi ha lasciato un commento nel post precedente. Avevo intenzione di rispondere con un altro commento, ma mi sono resa conto che sarebbe stato troppo lungo perciò ho deciso di aprire un nuovo post, che poi potrebbe rivelarsi utile anche ad altri.
Alex, mi rivolgo a te direttamente. Innanzitutto ti ringrazio dei complimenti e della piacevole sorpresa di aver visto nel tuo blog un link al mio (al più presto ricambierò volentieri). Leggere che qualcuno considera la mia grafica "di un certo livello" rischia di farmi alzare in volo come una mongolfiera....
Per quanto riguarda la tua domanda, premetto che non sono una vera esperta di HTML, me la cavicchio solo un po' a forza di tentativi e testate sui muri (solo virtuali, altrimenti mi ritroverei con un capoccione così!). Dopo di che, sappi innanzitutto che ho preso l'abitudine di preparare quasi sempre i miei post con FrontPage, programma che uso anche per editare il codice delle pagine dell'altro mio sito (Silviababy) e il codice dei miei gadgets (calendarietti etc.). Quelli bravi (il che non include me) non usano FrontPage, perché si dice che FrontPage sporchi il codice HTML, ma usano direttamente il blocco notes oppure altri editor visuali come DreamWeaver. Io ho cominciato ad imparare a costruire pagine HTML con FrontPage ed è dura perdere le cattive abitudini. Ci ho provato, ma col blocco notes dopo un po' mi perdo, la mia conoscenza dell'HTML non è abbastanza profonda, e DreamWeaver non fa per me ...
Comunque, tornando a noi, scrivere i post con FrontPage mi permette di interagire meglio con il codice HTML del post e di inserire ad esempio gadgets, immagini, aree di testo, etc.
Lo spazio dove ho inserito il codice dei calendari viene chiamato appunto area di testo e il suo codice HTML è:
<textarea></textarea>
Per capirci qualcosa di più puoi consultare la guida sull'HTML che trovi nel sito di Web-Link.it e in particolare questa pagina che parla proprio di questo argomento: http://www.web-link.it/html/form.htm
Se poi dovessi avere altri dubbi, rivolgiti iscriviti al forum di Web-Link e posta un quesito. Troverai persone molto disponibili e competenti disposte ad aiutarti. Non ti dico di iscriverti là perché ti voglio scaricare, ma semplicemente non mi sento abbastanza preparata sull'argomento.
Nonostante ciò, ti do un'ulteriore dritta, anzi faccio un regalino a te e a tutti i visitatori che capitassero qui e casualmente volessero sapere la stessa cosa.
Questo è il codice della mia area di testo:
<textarea rows="3" name="S1" cols="21" style="border: 1px solid #D9BBA5; background-color: #1E1A0F; color: #D9BBA5; scrollbar-arrow-color: #D9BBA5; scrollbar-base-color: #1E1A0F; scrollbar-darkshadow-color: #1E1A0F; scrollbar-face-color: #1E1A0F; scrollbar-highlight-color: #D9BBA5; scrollbar-shadow-color: #D9BBA5; scrollbar-track-color: #1E1A0F;">Qui scrivi quello che ti pare. Puoi inserire un codice HTML che intendi far prelevare dai tuoi visitatori, oppure qualunque altra cosa tu desideri.
</textarea>
Se inserisci questo codice, il risultato sarà questo:
Se vari i valori degli attributi cols e rows modificherai le dimensioni dell'area di testo. Per la precisione, variando cols modificherai il numero di colonne su cui si estende l'area, quindi in sostanza ne modificherai la larghezza. Analogamente, variando il valore di rows modificherai il numero di righe su cui si estende l'area, pertanto ne modificherai l'altezza.
Ad esempio se scrivi cols="35" e rows="6" otterrai questo:
Se vuoi modificare il colore della barra di scorrimento devi agire su questa parte del codice e variare i codici esadecimali dei colori:
scrollbar-arrow-color: #D9BBA5; scrollbar-base-color: #1E1A0F; scrollbar-darkshadow-color: #1E1A0F; scrollbar-face-color: #1E1A0F; scrollbar-highlight-color: #D9BBA5; scrollbar-shadow-color: #D9BBA5; scrollbar-track-color: #1E1A0F;
Ricordati però che solo chi naviga con Internet Exploerer sarà in grado di vedere la barra di scorrimento colorata. Chi naviga con Firefox non la vedrà colorata, per quanto riguarda gli altri browser non sono in grado di fornirti indicazioni a riguardo, ma credo che comunque la barra colorata sia proprio un'esclusiva di Internet Explorer.
Se non vuoi che compaia la barra di scorrimento, semplicemente elimina quella parte di codice.
Così:
<textarea rows="3" name="S1" cols="21" style="border: 1px solid #D9BBA5; background-color: #1E1A0F; color: #D9BBA5;">Area di testo senza barra di scorrimento.
</textarea>
Avrai questo:
Se vuoi puoi modificare l'attributo di stile cambiando lo spessore del bordo, il suo colore, il colore dello sfondo e il colore del testo.
Per esempio, se vari l'attributo di stile in questo modo:
<textarea rows="5" name="S1" cols="21" style="border: 3px solid #666633; background-color: #D2D2A6; color: #666633;">Area di testo con i bordi di 3 pixel e diversi colori di testo, bordi e sfondo.</textarea>
otterrai questo:
Spero di aver saputo rispondere alla tua domanda e di non averti confuso troppo le idee.
Capita a volte che una casalinga si ritrovi a sbrigare piccole faccende domestiche come ad esempio cucinare il pranzo tenendo la tv accesa e guardando un film per avere un po' di compagnia.
E a volte capita anche che se il film è appassionante la casalinga in questione dimentichi le faccende, si sieda su una sedia e si lasci trascinare dall'evolversi della trama del film. Col risultato che quando il resto della famiglia torna a casa, molto spesso deve fare la fame o accontentarsi di una pizza tirata fuori dal congelatore e riscaldata velocemente col microonde.
Non è assolutamente il caso di questo film. Un film pallosissimo che vi sconsiglio calorosamente di vedere. Dovrebbe essere molto divertente, ma sto cominciando a chiedermi se forse sono io che ho perso il senso dell'umorismo. L'ho registrato ieri sera su Sky. Si tratta di 2 young 4 me con Michelle Pfeiffer, Paul Rudd (era il fidanzato di Phoebe nelle ultime serie di Friends) e Tracey Ulmann ... che poi questo film nella versione originale si chiama "I Could Never Be Your Woman" ... ora io capisco che i film con il titolo in inglese vanno molto di moda, ma perché cambiare il titolo, dico io? Cambiare il titolo non serve a renderlo più piacevole. Trovo che Michelle Pfeiffer che tutto sommato non è un'attrice da buttare via dovrebbe trovarsi degli ingaggi migliori.
Comunque eccovi un video trovato online...
Mentre noi siamo qui a battere i denti e lamentarci per il freddo e per le quasi incessanti nevicate, i cinesi si sono attrezzati per divertirsi un po'. Ad Harbin, città del Nord Est della Cina, non lontana dalla Siberia e dove la temperatura arriva fino a -31°C (in fondo, rispetto alle temperature siberiane fa quasi caldo ...), come ogni anno hanno allestito il Festival del ghiaccio e della neve, che si tiene lì dal 1985, con strutture monumentali e spettacolari statue di ghiaccio. In passato sono state costruite persino riproduzioni della Grande Muraglia e delle Piramidi d'Egitto e artisti provenienti da tutto il mondo hanno contribuito alla realizzazione di queste opere. Quello che rende ancora più particolare il festival di quest'anno è la partecipazione della Disney, così è stato costruito un parco a tema tutto di ghiaccio ispirato ai personaggi Disney, una vera Disneyland di ghiaccio, con le statue di Topolino e Co. e i castelli dei film di animazione interamente realizzati in ghiaccio che al buio poi diventano coloratissimi perché illuminati da variopinte lanterne ... naturalmente fatte di ghiaccio. Non so voi, ma io, che quando sono al mare mi diverto tantissimo ad andare sullo scivolo della piscina dove faccio fare il corso di nuoto a mia figlia, non muoio dalla voglia di sperimentare uno scivolo di ghiaccio.
La tradizione delle lanterne di ghiaccio è antichissima, risale alla dinastia Qing (che durò dal 1644 al 1911). Le lanterne di ghiaccio, costruite dai pescatori e contadini della regione, venivano ottenute versando prima dell'acqua in un secchio per poi farla congelare. Prima che l'acqua si ghiacciasse completamente, veniva versata dell'acqua tiepida per sfilare pian piano la forma dal secchio, poi un foro veniva praticato sulla parte superiore e la lanterna veniva svuotata prima che anche la parte centrale potesse congelarsi. Nella cavità formatasi all'interno, veniva posta una candela e voilà, ecco creata la lanterna di ghiaccio, che si dimostrava per di più a prova di vento.
Ma per gli amanti di neve e ghiaccio che non vogliono dover volare fino in Cina esistono altri divertimenti un po' più vicini a noi (solo un po'). Infatti per la modica cifra di poco più di 200 euro per persona e per notte si può pernottare nell'Hotel di Ghiaccio situato a Jukkasjärvi, nella Lapponia svedese, a soli 200 km dal circolo polare artico. La temperatura all'interno dei locali e delle camere oscilla tra i -5 e gli -8°C, indipendentemente dalla temperatura all'esterno ... se volete andarci però, dovete sbrigarvi perché a primavera l'hotel ... si scioglie! Eh già, infatti viene ricostruito ogni anno a novembre-dicembre e si mantiene fino ad aprile. Questo rende il suo design ancora più esclusivo, dato che ogni anno viene rinnovato. Pensate a quale incredibile esperienza sia soggiornare in una camera con i muri di ghiaccio e a quanto sia indubbiamente confortevole dormire in un letto di ghiaccio. Inoltre pensate all'esperienza quasi mistica di andare in bagno e fare la pipì in un wc di ghiaccio ...
In realtà l'Hotel svedese non è l'unico albergo di ghiaccio del mondo, ce ne sono altri, qui in Europa ce ne sono sicuramente altri due, uno in Finlandia e uno in Norvegia, tempo fa ne avevano fatto uno a San Pietroburgo, poi non so se l'hanno fatto tutti gli anni. E infine ce n'è uno anche nel Quebec, in Canada.
Insomma ce n'è per tutti i gusti. Non avete che da fare le valige ed andarci. Buon viaggio! E mandatemi una cartolina ...
Concludo con uno dei miei gadget, questa volta un calendarietto, che sia abbina con il counter dedicato al Carnevale che avevo già postato ieri. Se decidete di usare le mie creazioni, ricordatevi di farmi sapere dove ...
Aggiornamento:
Ho appena trovato questo link sulla wikipedia. Così ho scoperto che c'è un hotel di ghiaccio anche in Romania .... per la precisione in Transilvania, la terra dei vampiri (che gli piaccia la granita di sangue?). Di quello a San Pietroburgo non si parla, mentre in Norvegia ce ne sono addirittura tre. Riguardo all'hotel del Quebec, viene detto che le sole stanze riscaldate sono i bagni ... il che mette fine alla mia teoria sull'esperienza mistica.
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