martedì 15 novembre 2011

Le sacche


Mentre M. è ancora in ospedale e non si sa quando lo manderanno a casa (sembrava che lo dimettessero ieri, ma poi ci hanno ripensato), sono arrivate le famigerate scatole con le sacche per la dialisi.

Io lo sapevo che sarebbero arrivate stamattina, quindi sono rimasta casa apposta ad aspettarle. Verso le 9 mi ha suonato il tipo della Fresenius, la ditta che fornisce le sacche e tutto il resto per la dialisi, per facilitare le cose gli sono andata incontro in strada, dato che nel mio condominio ci sono due palazzine all'interno dello stesso giardino e l'ho guardato scaricare. E intanto mi veniva quasi da piangere. Immaginavo che sarebbe arrivato un camion, ma non pensavo che ne arrivasse uno di quelle dimensioni. Non era tanto più piccolo di un Tir, occupava quasi tutta la via, una via stretta la mia, e per di più un vicolo cieco, così non ho idea di come avrà fatto quando poi se ne è andato, ma non ho controllato. Una signora di un condominio vicino è persino uscita fuori in vestaglia nella sua terrazza per curiosare. Una consegna che non è passata inosservata.

Le 35 scatole erano state imballate insieme in blocco dentro a un nylon. Il tipo ha tirato fuori un carrello elevatore e con quello ha scaricato il blocco dal camion. Io guardavo e sentivo le palpebre gonfiarsi e piccole fitte di dolore sotto le guance, sentivo il cuore che si faceva pesante come un macigno dentro di me. Ogni volta è tutto più concreto e noi non possiamo sottrarci all'inesorabilità delle cose.

Il tipo ha portato le sacche con il carrello elevatore fino al portoncino della mia palazzina, poi ha usato un "gatto", uno di quei carrelli a motore che si arrampicano per le scale aggrappandosi ai gradini. Io ero un po' preoccupata perché sapevo che poi c'erano le scale della mansarda, strette e per di più rivestite con il parquet. Ho immaginato le mie scale appena ritinteggiate che venivano fatte a pezzettini. Ma il tipo per fortuna ha controllato e poi ha decretato che fino al pianerottolo dell'ingresso si potevano trasportare col "gatto", ma poi bisognava per forza portarle su a mano.

A me dispiaceva che dovesse fare tutto lui. In realtà ci eravamo informati con il personale dell'ospedale e ci avevano detto che ci avrebbero pensato quelli della Fresenius a portarle fino alla stanza in cui dovevano essere immagazzinate. Ma il tipo era da solo e le scatole erano 35, per 8 kg di peso ciascuna. Non me la sono sentita di far fare tutto a lui. Così qualcuna l'ho portata su io. Mi sono letteralmente spaccata la schiena per farlo. Ma tant'è. In questo periodo faccio tante fatiche. I lavori pesanti ormai li faccio tutti io, per forza di cose.

Così ne ho portate un po' fin sopra, poi abbiamo trovato questa soluzione, lui le portava fin sopra in mansarda, io le impilavo dentro al ripostiglio che abbiamo liberato apposta per farle stare. Fino ad oggi non sapevo quanto spazio avrebbero occupato in tutto. Avevo visto le scatole, conoscevo le misure, qualcuna ce l'eravamo anche già portata a casa direttamente dall'ospedale nei giorni scorsi per cominciare a fare la dialisi finché non arrivava la consegna ufficiale della Fresenius, ma non avendo visto le scatole tutte insieme non riuscivo a quantificare esattamente di quanto spazio avrei avuto bisogno. In realtà occupano solo una parete del ripostiglio, quindi è andata meglio del previsto. Un giorno di questi posto una foto, così vi fate un'idea anche voi.
Finito di scaricare il tutto, il tipo mi ha fatto firmare un foglio e poi se ne è andato. Gli ho offerto da bere, lui ha declinato l'offerta e mi ha persino ringraziato di averlo aiutato. Non era italiano, credo che fosse di origine magrebina, ma non ne sono sicura e non gliel'ho chiesto. Ci sono italiani che si lamentano di fronte a del lavoro in più, lui invece non ha avuto nulla da ridire e si è dimostrato gentile ed educato.

Mia madre mi ha chiesto come mi sento la schiena con tutte queste fatiche. Certo, non è facile. Ma la fatica fisica non è niente di fronte a quella psicologica. Molte persone mi dicono che sono brava per come sto affrontando questa situazione. Io non mi sento così brava. La verità è che quando ti trovi in una situazione del genere non hai molte alternative. Il coraggio lo devi trovare per forza e non solo per te stessa, ma anche per la persona che ami e che soffre, non c'è possibilità di scelta. Però è dura. Anche se dall'esterno sembri forte, dentro di te c'è un baratro di tristezza e di paura che sembra non avere mai fine. Gli altri non lo vedono, per fortuna, perché tu fai di tutto perché non se ne accorgano, soprattutto tua figlia, soprattutto tuo marito, non lo devono capire, ma questi sentimenti ci sono e ti logorano e ti consumano. A volte ti senti eprsino in colpa, perché alla fine chi sta male per davvero non sei tu, ma è tuo marito e ti sembra quasi di non avere il diritto di provare tutte queste cose. Ma non puoi farci niente.

9 commenti:

  1. il trasporto delle sacche me lo ricordo poco ma quel poco e' allucinante, anche perche' ai tempi di mia nonna credo fosse mia mamma a farsi carico di andare a prendere le sacche in ospedale.
    Ma hai ragione, quando uno e' in ballo, deve ballare e si trova delle energie inaspettate. e si sente sempre sull'orlo del baratro, perche' capisce che se crolla tutto crolla attorno a lui. Un abbraccio fortissimo.

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  2. E' proprio vero sai...
    quando mio marito ha avuto il cancro eravamo sposati da 4 anni e il nostro bambino, N1, aveva poco più di anno.
    Io non so come ho fatto ad afrontare tutto, nenache mi rendevo conto e quando poi in seguito qualcuno mi ha detto che mi ammirava per come mi ero comportata io avevo risposto proprio così:"quando ti trovi in una situazione del genere non hai molte alternative".

    Scusa se parlo sempre dei fatti miei, ma mi viene spontaneo riportatrti la mia esperienza.

    per il resto posso solo mandarti un abbraccio e ricordarti che questo, questo periodo di transizione alla dialisi, è il periodo più duro e ci sono moltissime cose da metabolizzare tutte insieme. Non che poi saranno tutte rose e fiori, ma penso sarà meno destabilizzante, tutto sarà meno ignoto e più familiare e vedrai che troverete un vostro equilibrio. Coraggio, e ogni tanto condediti il lusso di crollare un po'.

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  3. Sono situazioni che rattristano e ti buttano giù, ma poi bisogna affrontarle anche se dentro ci fanno male..spero che Marco si riprenda presto e che possiate trovare una qualche forma di tranquillità.
    Un abbraccio a tutti voi.

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  4. @soleil: alcune le avevo avute direttamente dall'ospedale per i primi giorni e me le sono dovute portare su da sola. Ma portarsele tutte!!! Poveretta tua mamma, hai proprio ragione dev'essere stato allucinante! Come mai l'ospedale non gliele faceva recapitare?

    @lavoltabuona: Ti ringrazio per le tue parole di supporto, mi fa molto piacere leggerle. E non ti scusare, non mi disturba affatto che tu condivida la tua storia. Da come me l'hai raccontata dev'essere stato un periodo davvero duro per te. Confido nella speranza che un un giorno potrò voltarmi indietro e fare la considerazione che hai fatto tu: "Non so come ho fatto ad affrontare tutto". Ma come già detto, in questo momento non è che ci sia molta scelta, per cui se si deve fare si fa.

    @adri: Grazie, zia, se c'è qualcuno che può capire come ci si sente in momenti come questo, quella sei tu. A volte ripenso a come dev'essere stata per te con lo zio. Per noi adesso è molto dura, ma siamo attaccati alla speranza e sappiamo che in fondo al tunnel c'è la luce. Poi, ci sono questi momenti un po' bui, ma per fortuna non è sempre così, abbiamo anche momenti cui ci sembra di fare una vita quasi normale.

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  5. Non riesco ad immaginare il vostro sconforto, dispiacere, dolore, disorientamento...
    I miei post si sono un po' diradati da qualche tempo, prima di tutto perché avevo dedicato moltissimo tempo al mio sito personale (quello del link lampeggiante nel mio blog), poi perché di cose da dire nel frattempo ne avevo sempre meno.
    Infine, negli ultimi tempi, i problemi si sono accumulati e amplificati.
    In parte, in buona parte, i guai di cui parlavo ieri sono la causa della mia latitanza.
    Solo un Miracolo (con la M maiuscola) potrà farmi tornare il sorriso e la voglia di vivere.
    Ma se questo miracolo non avviene, temo proprio che i miei giorni futuri avranno tutti lo stesso colore: il grigio...
    In bocca al lupo!

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  6. Ti capisco benissimo:
    ho avuto un figlio che per circa otto anni andava sorvegliato a vista (o meglio ad udito) ogni volta che aveva un raffreddore o una linea di febbre.
    Quando poi è finito in coma pr una settimana (polmonite ab ingestis,credo si scriva così)qualcosa si è incrinato,sia dentro di me e sia tra me e mia moglie.
    Certo ci snon parecchi giri di mastro isolante che tengono insieme il nostro "rapporto" ma la crepa rimane.
    Ti fai forte perchè non puoi fare altro:resisti,resisti e continui a resistere.
    Sperando sempre che non giunga mai il punto di rottura.
    E che domani ci sia il sole.

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  7. Cara Elisa, hai ragione quando ci si ritrova in certe situazioni bisogna affrontarle per forza, sei la sua famglia e penso che anche lui in fondo non ti dica ttto ciò che ha dentro è un sorreggervi a vicenda....un grande abbraccio

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  8. bisogna affrontarle certe situazioni, ma comprendo pienamente il tuo sconforto, perchè non si è rocce, un po' di emozioni ci devono essere, non siamo robot. ma sei forte, fortissima, e tuo marito è molto fortunato ad averti accanto, ti abbraccio forte forte!

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  9. @Antonio:: Scusa se rispondo solo ora. Ma che cosa sta succedendo? Mi fai davvero preoccupare con le tue paroel. Ribadisco, se in qualche modo posso essere d'aiuto, fammelo sapere. Non so cos'altro dirti, non sapendo di che natura siano i problemi a cui accenni, se non che essendo passata attraverso un periodo così nero io stessa, capisco bene quanto la vita possa a volte rivelarsi triste. Intanto incrocio le dita perché il miracolo di cui parli possa avvenire e risollevare la situazione.

    @Alessandro: Penso che la situazione che hai dovuto afrontare tu, in fondo sia stata ancora più difficile di quella che stiamo attraversando noi: dover affrontare la sofferenza di un figlio è una prova durissima. :(

    @Agrimonia: Non so se è proprio così, lui in realtà si sfoga tantissimo con me e non ti nascondo che a volte sento cose cvhe non vorrei dover sentire... ma come diceva quella famosa promessa.... ah sì, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia ...

    @trilly: ogni tanto mi tocca un po' ricordarlo anche a me stessa che non sono fatta di roccia....

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