martedì 27 gennaio 2009

Letture recenti

Ho scritto questo post diversi giorni fa (scrivo quasi sempre una bozza dei miei post con FrontPage: ho cominciato a farlo dopo che in più di un'occasione il pannello di controllo di splinder è impazzito e non ha salvato quello che avevo scritto, facendomi sprecare una sacco di tempo), ma non ho avuto tempo di pubblicarlo prima. Lo faccio ora.

Nei primi giorni dell'anno non ho avuto molto tempo per il web, in parte perché mi sono dedicata alla lettura anche quando in realtà avrei dovuto dedicarmi ad altro. Qualche giorno fa  ho finito di leggere uno dei libri che ho ricevuto in regalo per Natale e come sempre mi succede quando termino una lettura che per qualche motivo mi ha appassionata e tenuta inchiodata fino all'ultima pagina, mi sono sentita svuotata e ho fatto fatica fatica a ricominciare con qualcos'altro. Una dicitura in copertina copertina prometteva proprio questo, una lettura da cui fosse difficile staccarsi e in effetti è stato così, ma solo da metà libro in poi. Ci sono volute circa 300 pagine e 10 giorni per arrivare al punto in cui non riuscivo a deporre il volume e smettere di leggere, ma solo 3 giorni per leggere le rimanenti quasi 400.



La copertina del romanzoSto parlando di Uomini che odiano le donne di Stieg Larsson. Avevo adocchiato questo volume ancora diversi mesi fa, un po' prima del mio compleanno, sulla parete della libreria più vicina a casa mia (non la mia libreria preferita, ma semplicemente la più comoda), una parete dove tradizionalmente vengono esposte le ultime novità e i best sellers. Mi aveva attratto per quello che era scritto in copertina, nella sinopsi e nella breve biografia dell'autore, e soprattutto per due particolari. Uno dei personaggi, al protagonista femminile, doveva essere una hacker e già apprendendo questo è scattato in me quell'impulso che mi trascina magneticamente verso la tecnologia e tutto quello che ci sta intorno. E poi, un particolare biografico su Stieg Larsson: sia accennava alla sua morte improvvisa avvenuta nel 2004, ma senza una spiegazione dettagliata sull'evento, sembrava quasi (probabilmente volutamente) che l'editore (Marsilio) volesse proiettare un alone di mistero sulla sua prematura scomparsa. In seguito ho scoperto che non c'è sotto nessun mistero, ma che l'autore è mancato in conseguenza di un improvviso attacco cardiaco.



Dato che Marco-hubby ha sempre bisogno dei miei suggerimenti quando deve farmi un regalo (e soprattutto ne ha bisogno perché si prende sempre all'ultimo minuto) io suggerisco spesso e volentieri titoli di libri, così quella volta ho suggerito anche questo. Il suggerimento però non è stato colto, Marco ha preferito orientarsi su altri titoli.

Nel frattempo ho sentito parlare di questo romanzo da altre persone, che hanno indicato il libro come uno di quelli la cui lettura difficilmente si riesce ad interrompere. Unputdownable, come si direbbe in inglese, letteralmente che non si riesce a mettere giù. In realtà, coloro che mi hanno dato queste indicazioni non erano persone di cui in precedenza avessi mai tenuto in considerazione le opinioni. Inoltre, qualcuno mi aveva anche suggerito la trilogia Millennium come regalo per un altra persona ed io non mi ero nemmeno resa conto che si trattava dello stesso gruppo di libri di cui faceva parte questo romanzo, che è appunto il primo della trilogia. L'ho capito solo successivamente. Così, quando si è avvicinato il Natale, ho suggerito nuovamente a Marco-hubby questo titolo e stavolta sono stata accontentata.

All'inizio, il libro sembra quasi un trattato di economia, politica e giornalismo, non è esattamente scorrevole nei primi capitoli. Fin dal principio, ma in realtà nel corso dell'intero romanzo, presenta  una dovizia di particolari a volte anche esagerata e, ammettiamolo, forse non necessaria (in questo forse abbiamo qualcosa in comune, io non ho esattamente il dono della sintesi). Parlo di dettagli che sconfinano a volte nel pubblicitario e non è infrequente che vengano nominate diverse marche note da quelle dei computer a quelle di catene commerciali famose tipo Ikea o H&M. Mi sono chiesta se l'autore era stato pagato per nominarle, ma dato che il poveraccio è morto prima di vedere la pubblicazione dei suoi romanzi, lo ritengo improbabile. Allora c'è da chiedersi se l'abbondanza dei dettagli in qualche modo non contribuisca a fornirci un ritratto della Svezia attuale (un ritratto fatto di marchi di fabbrica, in verità). Potrebbe essere utile a noi stranieri che leggiamo il libro, ma Larsson sapeva che i suoi libri sarebbero stati venduti anche al di fuori della Svezia? O forse parlare di Ikea ci riconcilia con l'immagine (magari distorta) che abbiamo della Svezia noi che non ci siamo mai stati?

Mikael e Lisbeth nel film prodotto dagli svedesiDopo un po' di pagine ho cominciato a chiedermi a che punto sarebbe diventato "unputdownable". Perché, come ho già detto, ho letto le prime 300 pagine quasi con fatica, cercando inoltre un nesso tra i due protagonisti che si rivelando i due conduttori delle indagini (le quali prendono forma solo dopo molte pagine), Mikael e Lisbeth: un nesso che compare dopo poche pagine, ma che poi improvvisamente si perde per diversi capitoli, per riaffiorare di colpo a circa metà del libro, o forse anche un po' oltre questo punto.



Quando l'ambientazione da Stoccolma si sposta un po' più a nord, sull'isola di Hedeby (esiste davvero? non sono stata capace di scoprirlo), prendiamo contatto anche con l'altra immagine che abbiamo della Svezia, un'immagine fatta di boschi, neve e freddo polare. Mancano solo le renne e la slitta di Babbo Natale. Tra i vari dettagli che ci vengono forniti ci sono i dati meteorologici della località. Va detto che il primo periodo di permanenza del protagonista (non ho capito perché la traduttrice ha cambiato il cognome di questo personaggio da Blomqvist in Blomkvist: in fondo per noi lettori italiani una q al posto della k non fa molta differenza) coincide con l'attuale mese in corso .... io leggevo queste pagine proprio mentre la mia città era stretta da una morsa di gelo, la neve non accennava a sciogliersi  e a me venivano i brividi solo guardando fuori dalla finestra. Freddolosa come sono, ero tentata di sospendere la lettura solo per questi particolari meteorologici. Il lettore viene prima informato che la temperatura esterna è di -18°C. Dopo poche pagine la temperatura scende a -21°C. In seguito, la temperatura scende fino a -37°C .... lo scrittore descrive in modo molto convincente le sensazioni del suo personaggio, concludendo: "Poi il tempo cambiò e la temperatura salì a un piacevole -10°C". Piacevole?

Nonostante tutto, sono riuscita a proseguire la lettura e a da arrivare ad un punto in cui non riuscivo più ad interromperla. Devo anche confessare che inrealtà io non sono molto abituata a questo tipo di letture. Normalmente i polizieschi e i thriller non sono esattamente pane per i miei denti (amo i film di quel genere, ma non impazzisco per i libri). E' tanto se ho letto qualcuno dei romanzi di Camilleri dedicati a Montalbano, ma solo qualcuno perché in realtà dopo un po' mi ha stufata. E in passato, i miei soli precedenti sono stati i romanzi della saga di Malaussene, scritti da Pennac, quindi figuratevi voi. Poi un giorno a forza di sentir parlare de Il Codice Da Vinci mi sono decisa a leggerlo e sì, l'ho letto tutto d'un fiato, lo confesso, ma sono anche stata un po' delusa, non ci ho trovato niente di che tutto sommato, non ha cambiato la mia vita, non mi sono nemmeno particolarmente indignata per figuraccia che Dan Brown fa fare alla Chiesa, dato che sono leggermente eretica di mio, so che in realtà quel libro presenta una serie di errori storici, ma per una come me che ha dimenticato gran parte di quello che aveva studiato a scuola è un po' difficile scovarli e mi devo fidare di quanto si dice in giro.

In seguito, ho sentito tanto parlare di Faletti come scrittore e mi sono incuriosita, dato che oltretutto lo conoscevo come personaggio dello spettacolo (faccio parte di quella generazione che se lo ricorda ancora in Drive In, ai tempi in cui guardavo ancora spettacoli di varietà). Così mi sono decisa ad acquistare Io uccido e anche a leggerlo, ma anche in quel caso non sono rimasta particolarmente impressionata. In qualche modo mi aspettavo meglio. Forse, semplicemente, non sono molto portata per questo genere di romanzi. La cosa che mi sono chiesta leggendolo è che tipo di persona sia in realtà chi riesce a scrivere certe cose. Insomma, mi viene da pensare che qualcuno che riesce a concepire nella sua mente, anche solo come esercizio dell'immaginazione, le attività di uno psicopatico, qualche psicosi debba avercela di suo, anche se mi risulta difficile pensare a Giorgio Faletti come potenziale psicopatico. In effetti, ripensandoci, ha qualcosa inquietante nello sguardo....

Comunque, questo è quello che ho pensato anche mentre leggevo il libro di Stieg Larsson. All'inizio c'è un mistero da risolvere che riguarda la scomparsa di una persona, ma non si sa nemmeno con certezza se si tratti di un caso di omicidio. Dopo un po', vengono alla luce fatti particolarmente violenti e crudeli, per non dire macabri e disgustosi, che non vi sto a dire, un po' per non rovinare la lettura a chi magari deve ancora intraprenderla, ma anche perché certe cose io non sono capace di ripeterle come nulla fosse, anche se so che non sono accadute realmente ... quindi leggendole, mi sono chiesta, a proposito di questo scrittore: "Ma come han fatto anche solo a venirgli in mente certe cose?" Poi mi chiedo anche come faccio ad avere io stessa (insieme a qualche altro milione di lettori) lo stomaco di proseguire una lettura del genere ... eppure ci riesco!

Nello svolgimento della storia si deve tenere conto della complicata genealogia della famiglia Vanger. Fortunatamente lo scrittore fornisce un piccolo albero genealogico: però non lo troverete all'inizio del libro, come di solito succede. Mi è capitato più volte di dover tornare indietro di qualche centinaio di pagine per cercarlo. Se dovesse capitare anche a voi, vi risparmio la fatica di cercarlo ... lo troverete a pagina 212.

In Svezia, nella città di Gnesta, si sono svolte (e credo anche concluse) le riprese della prima produzione cinematografica dedicata al film. La prima, perché pare che anche americani e inglesi vogliano produrre rispettivamente la propria versione. Chissà se il film svedese arriverà in Italia e se sarà degno di nota. Nel frattempo, non mi resta che andare ad acquistare gli altri due libri della trilogia. Sì, perché in definitiva, il primo tomo non mi è dispiaciuto. Non lo consiglierei a qualcuno con troppe aspettative letterarie, ma, nonostante la partenza lenta (e la conclusione forse altrettanto prolissa) trovo che sia un libro sufficientemente avvincente e spero che i prossimi due lo siano altrettanto. Non li ho ancora acquistati ma conto di farlo al più presto. Intanto ho cominciato a leggere un altro dei regali ricevuti per Natale, Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafon, ma dopo lo stile freddo e asciutto di Stieg Larsson faccio un po' di fatica a lasciarmi trascinare dalla scrittura verbosa e arzigogolata di Zafon e non la trovo travolgente come invece avevo trovato L'ombra del vento. Ma in fondo ho letto solo un centinaio di pagine. C'è tempo. Mi aspetto di accelerare il ritmo della lettura all'improvviso.

3 commenti:

  1. ciao a dire il vero il libro è molto bello...o almeno a me è piaciuto.... forse non l'avrei mai letto se non avessi seguito una sfida su anobii =)

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  2. Come hai già visto io li ho presi tutti e tre ieri (ho approfittato degli sconti) e poi dato che la Triologia è completa era inutile prenderne uno e successivamente gli altri!
    Non vedo l'ora di leggerlo, perchè principalmente amo tutto della Svezia e quindi sono curiosa di leggerla da uno scrittore di gialli!
    Ti saprò poi dire cosa ne penso!
    Anche io avevo letto Io Uccido di faletti e mi era piaciuto, tra l'altro dalla prima riga avevo capito che era l'assassino...non so, forse sono malata anche io! (Scherzo!)

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  3. @ceinwyn: Nel mio caso si trattava di un regalo e poi il terzo non era ancora uscito, è uscito dopo Natale ... chi lo sa, magari riceverò gli altri 2 per San Valentino (anche se in questo caso forse preferirei qualcosa di diverso da un libro ...). Io preferisco non comprare trilogie a scatola chiusa, mi è capitato una volta di prendere in blocco più libri di una stessa scrittrice e di aver rimpianto di averlo fatto perché erano tutti delle palle mostruose, dal primo all'ultimo ... da allora sono un po' più cauta e se si tratta di uno scrittore nuovo, che non conosco ancora, preferisco acquistare un libro alla volta.

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